giovedì 11 giugno 2009

DIO AMORE E LA PREGHIERA




E' la scoperta di un Dio che,perché Amore, ama ciascuno di un amore infinito, personale.

Dio ci ama immensamente!

Ma ne sono realmente cosciente?

Quanto ne ho compreso realmente la portata?

La nostra comprensione di Dio e del suo agire si lega infatti spesso a determinate nostre prospettive, si misura sul nostro limitato sentire, si esprime attraverso nostre particolari categorie di pensiero.

Può accadere allora che, sentendoci talvolta imperfetti e quindi tanto poco degni dell'amore di Dio, trasferiamo, in certo modo, questa nostra percezione in dio e finiamo per credere che Egli non può amarci o, al più, può amarci solo parzialmente.

In realtà non é così. Dio ci ama sempre, infinitamente, e il suo amore ci é vicino e ci sorregge in ogni istante del nostro cammino.

Se vogliamo tratteggiare per immagini le caratteristiche dell'amore di Dio, la prima che balza in evidenza è un'immagine familiare della Sacra Scrittura e presente in molti autori spirituali: Dio ci ama come lo sposo ama la sua sposa.

Egli, simile a colui che è perdutamente innamorato, ama al di là del valore stesso della persona amata; la ama cioè a tal punto da vedere che in lei tutto é bello, tutto é positivo, tutto é comprensibile, perfino le sue deficienze che, seppur viste, vengono tuttavia trascese e sublimate dall'amore.Ma vi é un'altra immagine che, in maniera altrettanto efficace, dice l'amore di Dio verso di noi. E' l'immagine dell'amore di una madre la quale, qualunque sia la situazione in cui il figlio si trova, fosse anche la più dolorosa e riprovevole, é sempre pronta ad aspettarlo, ad accoglierlo, dimentica di tutto.

Perché é così l'amore materno: inestinguibile, essenziale. E' l'amore di cui, in forma eccelsa, ha dato prova Monica per il figlio Agostino. Eppure, al confronto di quello di Dio, l'amore di Monica non ne é che un pallido riflesso.

Il Vangelo ce lo rivela in pagine toccanti e, al tempo, misteriose.

E' infatti, quello di Dio, l'amore sconvolgente di un padre che va incontro al figlio perduto, che lascia le novanta nove pecore per andare in cerca di quella smarrita, che invita a perdonare il prossimo "settanta volte sette2, così come anche Lui ci perdona senza misurare.

Di più: é l'amore del Padre che giunge fino a mandare il Figlio - lui stesso Dio, uno della Trinità - ad assumere la nostra natura umana e a morire per noi - lui, uomo come noi uomini - al fine di redimerci da ogni peccato e introdurci così nella festa de suo Regno.

Quando si giunge ad attingere, anche solo per un istante, la realtà di un simile amore, allora tutto si trasforma_ la vita che ci é data, il mondo che ci circonda, ogni circostanza lieta o triste: tutto acquista il timbro di un amore personale di Dio per me che mi vuole santo come lui é santo.

Questo é il fondamento di tutta la vita cristiana: questo amore di Dio per ciascuno, di Dio al quale dobbiamo ridonarci rispondendogli in maniera totale.

Ma in cosa consiste questa risposta? Quale ne é l'essenza profonda?

Occorre innanzitutto rilevare che l'amore di Dio per noi é talmente grande che trasforma in Dio colui che si lascia totalmente afferrare da esso, per cui il vero ritorno dell'uomo a Dio diventa, in certo modo, il ritorno di Dio a sé stesso. E' questo il momento più alto e più vero di ciò che chiamiamo preghiera.

In realtà con questo termine si suole indicare piuttosto le molteplici espressioni della preghiera, che vanno dalla preghiera di domanda, a quella mentale, dalla preghiera liturgica a quella sacramentale: espressioni senz'altro tutte atte a farci entrare in rapporto con dio o ad estrinsecarne la realtà intima, ma che tuttavia non coincidono mai completamente con essa.

Quando di notte i nostri occhi si alzano a guardare il cielo stellato, vedono un universo di sterminata bellezza che incanta e stupisce nella sua tacita obbedienza a una legge. legge di vita e di armonia che fin dall'inizio lo ha costituito e che in ogni attimo lo sostiene; legge che da sola testimonia il Creatore.

E se così é degli astri del cielo, così é delle piante e dei fiori, che "sanno" quando sbocciare e fiorire, quando fruttificare e morire.

Una profonda relazione lega dunque tutti gli esseri viventi a Dio; relazione che - oso dire - é profonda preghiera perché essi, con il loro solo esistere, inconsciamente lo riconoscono e lo seguono, "narrandone la gloria"(Sal 18,2).

Ma questa recondita preghiera trova espressione - e la più alta, perché cosciente e libera - anche nell'uomo. E' la preghiera che nasce quando questi, ancor prima di entrare in colloquio con Dio, lo riconosce come Padre che lo ha creato e lo sostiene nell'essere al pari di tutto l'universo.

E' un rapporto che l'uomo é chiamato a stabilire quotidianamente con lui o a domandarglielo, così come alcuni maestri dello spirito,in un'originale esegesi dell'invocazione del Padre nostro: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", invitano a fare.

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