venerdì 19 giugno 2009

"DIVENTERAI OCEANO...."


"Chiesero a un saggio: "Parlaci della preghiera".
Il maestro rispose: "La dottrina della Preghiera é suddivisa in dieci capitoli.
Se farai attenzione, te ne dirò qualcosa:
"parlare poco" é l'argomento del primo,
"tacere" é quello degli altri nove.
Se la tua anima prenderà l'abitudine di tacere,
ogni atomo ti parlerà.
Tu mormori come un torrente,
ma solo se imparerai a tacere diventerai oceano.
E chi in questo oceano vorrà cogliere la perla
della Parola di Dio
dovrà tuffarsi e trattenere il respiro".


Farid ud-din Attar




E' necessario, per ogni anima che si mette in cammino, capire che la chiamata di Dio non é un appello a "fare cose", ma a "stare" con la persona di Gesù in una relazione intima e personale, che poi si trasforma inevitabilmente in risposta d'amore al prossimo.
E' nella preghiera che si manifesta la volontà di Dio e, dalla preghiera, scaturisce la vita che siamo invitati a donare, ciascuno nella vocazione specifica nella quale é stato chiamato.
E' vero anche, che la chiamata di Gesù propone alcune condizioni che possono in apparenza sembrare inconcepibili, ma la logica d'amore di Dio supera la pura dimensione umana: Gesù chiede condizioni esigenti, ma anche si fa portavoce di promesse che centuplicano quanto si é lasciato! Si tratta di leggere la propria storia con occhi nuovi, con lo sguardo del cuore, col desiderio profondo di vedere il presente già trasformato, purificato, reso bello dalla Sue presenza.
Il silenzio, nel tempo presente, sembra essere morto, e nessuno sembra disperarsene, avvertirne la perdita. Il silenzio anzi spaventa e lo si cancella al solo pensiero che possa avvolgerci. Si sente invece il fascino del rumore. Potremmo definire la nostra, la civiltà del rumore.
Ecco perché in un mondo sempre più tecnologicamente perfetto, l'uomo essere di relazione, si sente ogni giorno più solo. Il rumore lo svuota sempre più della capacità di entrare in se stesso e scoprire i desideri di bene, le attese profonde, anche la chiamata di Dio.
Ma c'é un silenzio interiore che coincide con un senso di svuotamento del mondo esterno che penetra dentro di noi, e che ci consente di cogliere meglio cosa c'é in noi.
Tutti almeno una volta siamo stati in montagna e abbiamo fatto l'esperienza dell'immensità del cielo e della nostra infinita piccolezza di fronte alla terra e al Suo creatore. In quei momenti infiniti sembra che tutto ci riporti al desiderio di qualcosa di grande per cui ci sentiamo di essere in fondo chiamati, ma poi ritorniamo inevitabilmente alla solita routine e questo rimane solo un bel ricordo da raccontare.
Anche Gesù, prima di ogni avvenimento importante, si ritira nel silenzio per pregare, cioè per rimettere in fila le cose e dargli il loro vero valore. Il silenzio é uno spazio essenziale, irrinunciabile. Il basamento su cui costruire ogni cosa.
Per incontrare Dio occorre uscire.
Uscire e attendere.
L'attesa ci rivela la promessa che Dio ha fatto su ciascuno di noi.
Nel cristianesimo la Parola irrompe nella storia e diventa liturgia, cioè crea un contesto sacro, adatto a penetrare le profondità dello Spirito.
Ma nel mio cuore, c'é oggi uno spazio per accoglierla?
La Parola di Dio entra nella mia storia e la ricrea, così come al principio creò il cielo e la terra. Viene ogniqualvolta mi metto nella condizione di far sgorgare un torrente dal mio cuore, perché traboccante dell'Amore di un Altro.
La preghiera rivela la promessa di Dio all'uomo, cioè la sua stessa venuta nel suo cuore fragile e distratto, la ricchezza di chi riesce a lasciare tutto per ascoltare quella Voce e con essa scandagliare l'immensità dell'oceano che essa porta con sé. L'uomo diventa ricco della Parola, l'unica Parola capace di parlare al suo cuore, l'unica parola che l'uomo ha bisogno di sentire.
Oggi questa Parola si fa carne per me e per te.
Ci chiede di fargli uno spazio nel cuore per trasformarlo in oceano, per celare nelle profondità del nostro cuore la perla preziosa, Gesù, il tesoro nascosto da cui attingere ogni volta che la fretta e il rumore saranno difficili da sopportare e ci distoglieranno dall'essenziale.
Sapremo tuffarci e trattenere il respiro?


Sr.Francesca Entisciò








Nessun commento:

Posta un commento