martedì 23 giugno 2009

LA FEDE DONO DI DIO?


"Si dice che la fede é un dono di Dio e che l'uomo è libero di accoglierlo o meno.
Quando un uomo dice di non credere in Dio, é perché non ha ricevuto il dono della fede?
Oppure é perché, non ha accolto il dono della fede?
E la Chiesa cosa ne pensa?"


"Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato".
"Nessuno può venire a ma se non gli é concesso dal Padre mio".
Sono le parole con cui Gesù, nel quarto vangelo, ci presenta la fede come puro, del tutto gratuito, dono di Dio. Nessuno può credere in Gesù, nessuno può entrare in quella nuova visione della vita, che egli ci ha manifestato, senza quella luce soprannaturale e quella attrattiva interiore che Dio solo può dare.
Questo dono però, non é riservato ad un popolo particolare o ad un gruppo di privilegiati, ma é destinato al mondo intero. Dio vuole la salvezza di tutti: "Dio - dice Gesù - ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque, crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Ed Egli si servirà di tutte le vie, anche le più segrete e nascoste alla mente dell'uomo, per realizzare questo suo disegno di salvezza.
La fede é un dono che, pur rispettandola, impegna totalmente la libertà dell'uomo. E' una luce che gli chiede un radicale cambiamento di impostazione e di vita. Questo, da una parte, spiega la resistenza ed il rifiuto che essa può incontrare nell'uomo; dall'altra, ci fa capire l'atteggiamento di fondo che Dio chiede all'uomo: la disponibilità ad accogliere ed a lasciarsi sconvolgere dalla sua parola. Chi cerca lealmente la verità ed é disposto ad accettarne le conseguenze impegnative, arriverà senz'altro alla fede, perché Dio si manifesta a chi lo ama e si fa trovare da chi lo cerca.


Sulla base di queste premesse, la risposta al primo punto é: sì, dobbiamo ritenere che ogni persona, per quanto si dichiari non credente, è sempre amata da Dio; é sempre sotto il suo sguardo. Egli non cesserà mai di seguirla e di aiutarla a raggiungere la verità.Vedere a questo riguardo nel Vangelo le bellissime parabole dell'amore di Dio che va in cerca dell'uomo.

Quanto al secondo punto, si deve senz'altro ammettere che l'uomo può rifiutare il dono di Dio, ma é molto difficile, per non dire impossibile, verificare la cosa sul piano concreto.

A parte il fatto che ogni caso ha dietro di sé una sua storia, una sua situazione psicologica e sociale, una sua esperienza ed una sua formazione culturale, in genere si deve tener conto della grande difficoltà che la ragione umana incontra di fronte a certi problemi: In riferimento in particolare all'esistenza del male; come metterlo d'accordo con l'esistenza di Dio?

Si dovrebbe poi cercare di capire meglio il significato di certe dichiarazioni del non credente. Tante volte hanno un significato molto diverso da quello che a prima vista appare.

Ad uno sguardo attento, dietro di esse si nasconde spesso non già un rifiuto di Dio, di Cristo e della sua chiesa; di un certo stile di annuncio della fede e della morale cristiana; di un certo tipo di testimonianza - fatta di mediocrità, di incoerenza e di compromesso - che, dobbiamo ammetterlo, é molto lontana da quella voluta da Gesù nel Vangelo. Per cui viene da chiedersi se dietro a queste dichiarazioni, tante volte, più che un rifiuto di Dio, non si debba vedere un'esigenza di autenticità ed un appello rivolto a noi cristiani a riesaminare il nostro modo di annunciare e di vivere il Vangelo.

In tutti i casi, non possiamo mai giudicare la coscienza dell'altro; é un compito che spetta a Dio solo: Il nostro atteggiamento dovrebbe essere quello di rispetto e di fiducia.

Come cristiani dovremmo saper vedere in ogni prossimo - e quindi anche in quelli che, dichiarandosi non credenti, sembrano più lontani - dei candidati alla verità, tenendo presente che la verità e la vera felicità, che vengono da Dio, sono l'esigenza e l'aspirazione profonda di ogni essere umano.

Noi non possiamo mai sapere il lavoro che Dio compie nelle anime, il modo con cui Dio si può inserire nella loro vita e nel loro travaglio interiore. E poi Dio può arrivare a tutte le ore, in tutti i momenti; può arrivare anche all'ultima ora, all'ultimo momento, come ci insegna la parabola degli operai dell'ultima ora.

Significativa é anche la parabola dei due figli: quello che dice i "sì" al comando del padre, ma poi non lo esegue; e quello che gli dice di "no", ma poi lo esegue. In essa Gesù vuole riferirsi apertamente a certe persone, le quali, mentre nella società religiosa del suo tempo venivano emarginate dai fedeli osservanti e considerate lontane da Dio, erano invece tra quelli che maggiormente lo avevano capito e gli avevano detto di sì.




Gino Rocca

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