domenica 14 giugno 2009

LA STRADA DEI FIGLI


"I genitori cristiani
non devono amare i propri figli
egoisticamente
e programmare per loro
un avvenire conforme
ai propri desideri
e non al volere di Dio"



Quando i figli si allontanano da quella che i genitori ritengono che sia la retta via, sorge spesso in loro un dubbio angoscioso: che fare?
Mi sembra di poter suggerire questo: pazientare infinitamente.
Guardando la società attuale, tante volte mi vien da dire: ringraziamo se tornano ancora qualche volta a casa. La situazione oggi é così.
Certo, bisogna anche ammonire, e a volte può essere molto difficile, faticoso; ma correggere é un dovere dei genitori, da fare con semplicità: come tutte le mattine ci si lava, così bisogna fare ogni tanto un ammonimento.
Ma con distacco; dicendo ad esempio: "Guarda, ti suggerirei così, ma poi decidi tu".
La condotta dei figli, anche ribelli ed egoisti, non deve mai bloccare l'amore. Fino a che punto i genitori devono pazientare coi figli? Non c'é limite. Nessuna ribellione, nessun avvenimento, per quanto grave, può bloccare la carità: niente può spegnerla. Vorrei addirittura dire che se c?é qualche cosa che, umanamente parlando, potrebbe farla spegnere, é invece ciò che dovrebbe accenderla.
Gesù dice: "A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra" e "Va per due miglia per chi ti tira per uno".
Allora, fino a che punto? Fino a morire per loro, perché "nessuno ha maggiore carità di colui che pone la vita per gli amici suoi". E' la legge del Vangelo, la legge nostra: "Amatevi, come io vi ho amato", fino alla morte. Non c'é limite all'amore.
Può capitare a un giovane di sentire che, ad un certo punto della vita, Dio lo chiama a seguirlo. E' la vocazione, una realtà che penso doni forse la gioia più grande che un giovane possa provare; viene da comunicarla a tutti, soprattutto alle persone più care...Eppure a volte succede che proprio i parenti (che magari vanno regolarmente a Messa la domenica e si considerano buoni cristiani) accolgono l'evento quasi come una disgrazia.
Per essere cristiani come Gesù vuole, non basta andare a Messa ogni domenica. Occorre dell'altro. Anzitutto impostare la vita su Dio, metterlo al primo posto nella propria esistenza; accettare la sua volontà, accogliere con gioia ciò che Egli desidera o manifesta, come, appunto, la donazione di un figlio al suo servizio.
I genitori cristiani non devono amare i propri figli egoisticamente e programmare per loro un avvenire conforma ai propri desideri e non al volere di Dio.
I genitori cristiani, se non fanno così, vedranno realizzarsi nella loro famiglia quanto Gesù dice: "Credete che io sia venuto a mettere la pace sulla terra? No, io vi dico, ma la divisione. Perché d'ora in poi, cinque persone in una casa saranno divise, tre contro due e due contro tre..."
Se invece i genitori educheranno i loro figli, sapendo che essi sono prima di tutto figli di Dio, e quindi a sua disposizione, essi saranno capaci di aiutarli e consigliarli, anche quando sentono in cuore la sua chiamata.
I genitori, se sono veri cristiani, questo lo sanno e lo fanno.
Chiara Lubich


"Dove la vita si accende"

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