venerdì 5 giugno 2009

Gesù abbandonato nella famiglia


La famiglia è la grande malata del nostro tempo. La sua malattia deriva dalla mancanza di amore. E ciò é paradossale perché dovrebbe essere proprio la famiglia la roccaforte e la dimostrazione di esso. Ma ciò si spiega perché l'amore, sul quale oggi si costruisce la famiglia, poggia su fragili basi, non essendo fondato da Dio. Non si può amare l'uomo se non si ama Dio. La solidarietà e la fraternità sono più difficili da realizzarsi fuori dall'annuncio cristiano.
Quale annuncio? Quello del comandamento nuovo: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Un comandamento che ha portato una rivoluzione nei rapporti tra gli uomini e quindi anche nei rapporti di famiglia.
Il cristiano, come Cristo, é uno che ama e ama come ha amato lui; é cioé disponibile sempre nei confronti del suo prossimo.
Nella famiglia si ama veramente la moglie, il marito, i figli, i parenti, quando si é disponibili per loro, come Gesù lo é stato per noi tutti.
Amare dunque, come Cristo ci ha amato. Senza quel come, l'amore non regge, soprattutto non persevera. Quel come é il mistero della crocee dell'abbandono di Gesù che in quel modo, e solo in quel modo, ha compiuto il miracolo dell'unità degli uomini tra loro e con lui.
Realizzare ed essere questo amore é la vocazione del cristiano. Non occorre uscire dal mondo, chiudersi in convento per questo. Realizzare ed essere questo amore é possibile anche in famiglia, la quale perciò può essere una via ascetica e di perfezione cristiana.
L'amore nella famiglia si costruisce. Non nasce automaticamente dopo il sì. C'é un infanzia un'adolescenza e una maturità anche nell'amore. C'é un'ascetica da fare, se si vuole pervenire all'amore pieno. E bisogna scoprire la ricchezza della croce se si vuole possedere un amore duraturo.
All'inizio della vita familiare l'affetto naturale, l'entusiasmo della scoperta reciproca può sostenere il legame fra i due; poi tutto ciò non basta più. Se i due non vogliono rimanere nella mediocrità di un tran-tran quotidiano, devono amarsi secondo la linea data da Gesù fino a rinnegare se stessi per l'altro, amando l'altro così com'é, non come si vorrebbe che fosse.
Nessun amore matura, se non scopre la via di Gesù.
Molte persone, forse tutte, conoscono per esperienza cos'é il dolore e sanno per esperienza che il dolore o paralizza ogni slancio, ogni generosità, o diventa amore. Ma per diventare tale deve patire dal "rinnegare te stesso" del vangelo. Non c'é altra condizione per vincere l'egoismo e andare verso l'altro:camminare in avanti con Lui.
Sempre, nella famiglia, l'amore si realizza facendo posto all'altro: senza questo rinnegamento non si può amare per primi, mentre l'amore cresce solo quando si ama così, senza aspettare di essere amati.
Lo so che c'é un dolore fra i più grandi: quello di non essere capiti da chi più dovrebbe comprenderci, perché a lui abbiamo legato la nostra vita. Ma questa incomprensione non deve trasformarsi nella mia incomunicabilità, nel mio risentimento, nella mia chiusura: deve al contrario, trasformarsi in amore.

Chiara Lubich

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